giovedì 10 giugno 2010

Frutta acida: una questione di fede

Vorrei rispondere anch'io andando subito al nocciolo, senza troppi giri di parole alle perplessità di una persona intervenuta nel blog di Valdo Vaccaro circa la questione della frutta acida – se e quanto consumarla – dopo aver assistito alla conferenza tenuta all’AVA dove ero presente in quanto quell’incontro pubblico venne organizzato da me e dal mio amico Andrea Fruttariano a rappresentanza della “punta fruttariana” romana in seno alla suddetta associazione.

Questa persona – dopo aver riportato in maniera molto sintetica e peraltro un poco inesatta le parole di Andrea circa le ragioni per cui sarebbe meglio limitare il consumo di questo tipo di frutti – si sfoga con Valdo – difensore degli agrumi ad oltranza – lamentando il fatto che a causa di queste informazioni sulla tossicità delle arance – sua moglie, grande consumatrice di latte e convertita a forza a spremute di 5/6 arance al mattino – “spaventata” da queste rivelazioni – decise dunque di tornare ad assumere latte per colazione, cosa che sicuramente, secondo suo marito, le farà di nuovo riacquistare quei kg persi dopo tanto lavoro di persuasione abietta.

Questa persona chiede inoltre a Valdo a quale tesi sia meglio “credere”, a chi “deve credere” l’uomo della strada; se ad un fruttariano che ha provato sulla sua pelle – o meglio – sulle sue urine – l’acidità delle arance e che porta la testimonianza diretta di altri fruttariani – me compresa – i cui vissuti con gli agrumi si sono rivelati drammatici e dolorosi nel corpo e nello spirito oppure se a delle tabelle nutrizionali ed esperimenti condotti inserendo arance in qualche recipiente metallico nel folle tentativo di paragonare la meravigliosa macchina biologica umana ad un rozzo e primitivo bidone della spazzatura inorganico – esperimento che per analogia ricorda molto tristemente il principio aberrato della vivisezione che si prefigge di studiare effetti di certe sostanze da adibire ad un consumo umano sperimentandole - nel nostro caso neppure su di un animale vivo, bensì un qualcosa di inanimato – su di una creatura diametralmente opposta per funzioni bio-chimiche rispetto all’uomo pretendendo per di più di capirci qualche cosa…

Tra moglie e marito non mettere l’agrume…
A questi interrogativi vorrei rispondere dando il mio parere non tanto in veste di fruttariana che ha subito in prima persona gli effetti nefasti degli acidi degli agrumi sul suo corpo (vorrei cogliere questa occasione per ricordare a tutti la mia esperienza con le clementine che mi hanno letteralmente corroso un’otturazione dentaria) quanto come individuo libero-pensatore - e con libero intendo pure laico – dato che qualcuno definisce il mio approccio al fruttarismo di tipo “ascetico” solamente perché grazie a questa alimentazione riesco a percepire e a godere “delle meraviglie del creato e della bellezza delle sue creature” come forse del resto, “dovrebbe” esser questa “conditio sine qua non” per ottenere finalmente la felicità ed il benessere che noi tutti ci affanniamo a cercare guardando sempre in direzioni sbagliate perché vaghiamo intossicati da un luogo ad un altro senza giunger mai ad alcuna meta che non sia un fallimento artificioso prodotto dell’umana mente e non della Sapienza di Madre Natura.

Perché imputare l’errore delle proprie imposizioni sugli altri chiamando in causa la frutta acida?
Stavolta la “difendo” io. Questo è un tentativo bello e buono di far terrorismo facendo passare per santo un demonio bello e buono…
La donna in questione è tornata a prendere latte (di origine animale a quanto mi pare di aver capito) perché le venne sottratto dal marito e lei di fondo non ne fu mai affatto d’accordo.
Non c’entra niente la frutta acida. E’ solo un abbaglio pensare che a causa del messaggio di Andrea che sconsiglia gli agrumi, allora la sua testimonianza possa essere deleteria e vincolante per tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla frutta lasciandosi alle spalle – come in questo caso – prodotti di origine animale.
Andrea non le ha mai detto infatti di tornare a prendersi del latte di origine animale; al massimo le avrà potuto consigliare una mela integra al mattino, come di suo solito…
E cosa c’è di tanto errato in tutto ciò? Le ha semplicemente consigliato la soluzione migliore e di sicuro, la più naturale di tutte le altre alternative…
La spremuta è un’operazione innaturale che porta ad una modificazione non prevista dalla natura i cui risvolti finali non possono essere da lei garantiti. Spremere i succhi di un qualsiasi frutto come pure fare un frullato non equivale a mangiare del frutto intero, tralasciando il fatto assodato che ogni operazione di estrazione acidifica quasi istantaneamente qualsiasi cosa.

Grazie a queste diavolerie meccaniche siamo in grado di riuscire a mangiare tre o quattro frutti tutti assieme, prendendo in giro il nostro organismo.

Io ho fatto questa semplice prova: un giorno ho mangiato una mela e poi subito dopo una banana (entrambi i frutti maturi, ovviamente) ed ho accusato pesantezza allo stomaco; questo accadde perché mescolai due frutti con due tempi di digestione diversi uno dall’altro.
Un altro giorno invece mi sono frullata 2 mele ed una banana e non ho accusato alcun problema.
Come potete capire benissimo senza l’ausilio di alcuna laurea in scienza dell’alimentazione, filosofia ecc il “semplice”fatto di aver frullato/manipolato la frutta per mezzo di un procedimento non escogitato dalla natura ha fatto sì che io potessi ingerire maggiori quantità di frutta di diversa specie senza accusare alcun disturbo digestivo. La tecnologia perversa dell’uomo ha bypassato la flebile voce della natura che sconsiglia qualsiasi tipo di mix, il rumore fastidioso del motore di questo elettrodomestico ha messo a tacere la voce delicata della verità rendendoci sordi al suo richiamo…
Grazie a D-o poi il mio corpo forte ha saputo gestire la situazione al meglio senza stressare troppo il mio microcosmo però non escludo che un po’ ne abbia risentito anche se la mia coscienza non ne venne mai al corrente…

Per tornare allora al nostro discorso, mi rivolgo personalmente a questo signore preoccupato che sua moglie riprenda i kg persi con la reintroduzione del latte vaccino, e umilmente le consiglio di non imputare alcuna colpa alle “parole forti” ma veritiere di Andrea ma di prendere una volta per tutte la situazione di petto che riguarda non la frutta acida bensì il rapporto con la sua compagna. Perché è inutile e dannoso per lei, per sua moglie e per tutti coloro che hanno modo di leggere questa testimonianza coprirsi dietro un dito per nascondere una situazione di disaccordo familiare talmente evidente da spaventare più dell’acidità di tutti gli agrumi del mondo..
Il problema di sua moglie non è la frutta acida, mi ascolti bene, ma il fatto che desidera ancora il latte vaccino ma a causa delle sue pressioni costanti, è stata costretta a cedere ad un compromesso che le andava stretto da tempo…

Vaccaro dice – dall’alto dei suoi 10 giorni di sola frutta! - che ci sono tante persone (onnivore) a cui il durian rimane indigesto e per questo ne parlano male a chi si appresta a mangiarne dicendo che non ha alcun senso credere alle parole di una persona che mangia malissimo ed ha sicuramente problemi di digestione a causa della carne, dei prodotti cotti che ingerisce dando la colpa dei suoi mali ad un frutto innocente…
Ebbene, questo è un po’ ciò che accade anche nel nostro caso, cari lettori…

Il fisico di un crudista-vegan neanche 100% rispetto ad un fisico fruttariano crudista al 100%, di cui 75% monotrofico melariano (che mangia solo mele) è alquanto diverso e chi è mai costui che si arroga il diritto di dire che quel tale fruttariano che ha avuto problemi con una certa categoria di frutti – in linea peraltro con tantissimi altri fruttariani-crudisti di mezzo mondo – non sta bene fisicamente e per questo accusa problemi vari che erroneamente associa alle arance?

Un po’ di umiltà signor Vaccaro; crede forse che solo la sua salute sia impeccabile grazie alla dieta che segue e tutti gli altri che non sono come lei – vuoi perché onnivori vuoi perché fruttariani – siano sbagliati?
Eppure nei suoi libri, nei suoi articoli lei parla di fruttarismo come dieta ideale dell’uomo anche se però si percepiscono in realtà le sue riserve in merito a questo tipo di alimentazione – riserve che lei è abile nell’aggirare in maniera subdola asserendo che sì, fruttariani si nasce ma in questa vita mai ci si diventa a causa di scuse assolutamente banali, come la moglie che alla sera ti fa trovare in tavola una “bella” zuppa di legumi oppure un “buon” piatto di pasta a cui non si può (vuole) resistere oppure la vita sociale, il lavoro ecc…
Tutto questo discorso mi porta alla mente un famoso proverbio: quando la volpe non arriva all’uva dice che è irrancidita…

Certamente la famiglia, gli amici, il lavoro sono sfere della vita molto importanti per l’uomo ma non sono vincolanti. Dovremmo forse noi per accontentare gli altri fare qualcosa che sappiamo essere errato e quanto mai deleterio per la nostra salute solamente perché le persone intorno a noi non vogliono prestare ascolto alla verità nuda e cruda che mangiare altri cibi oltre la frutta può causare scompensi più o meno gravi all’organismo? Berremmo mai della candeggina perché nostra madre ci dice di farlo? O piuttosto ci prenderemo in giro un giorno si e quell’altro indulgendo in cibi dannosi per l’organismo solamente perché in realtà non abbiamo il fegato di restare a solo frutta più di un tot di tempo?

Quando si incappa in situazioni di questo tipo e non vi sono dunque “reali” motivazioni di forza maggiore ma garbugli etico-psico-sociologici di imprecisa natura a frenare il treno fruttariano, allora entra in gioco un meccanismo diverso, ovvero riaffiora piano piano un dubbio latente di fondo che viver di sola frutta non sia davvero possibile. Io stessa ci sono passata per certi versi, senza uscire dal fruttarismo però perché impossibilitata dal fatto che le verdure oramai erano diventate letteralmente come pezzi di carta nella mia bocca, che non riuscivo proprio a deglutire. Ricordo però che molte volte mi vidi tentata a farmi dei frullatoni di verdure a foglia verde miste con frutta al mattino per assicurarmi tale nutrienti… Grazie a D-o superai questa fase senza alimentare inutilmente dubbi assolutamente infondati frutto di intossicazioni di natura estranea alla genuinità della vita.

Ma del resto questo è lo stesso meccanismo che il vegetariano prova subito dopo esser uscito dall’onnivorismo carnivoro, del vegan che ha lasciato da poco il vegetarismo, del vegan crudista che ha lasciato da poco il cotto e del fruttariano che ha lasciato da poco il vegan crudo…
Perché che senso ha, se non una dipendenza mentale psicologica, mangiare un formaggio od un uovo, o farsi un frullatone di verdure una volta al mese per scongiurare eventuale carenze dovute ad una dieta che si sospetta errata? Se pensassi davvero che il fruttarismo fosse inappropriato per l’uomo, ma chi me lo farebbe fare ad andare avanti? Piuttosto allora continuerei per la mia strada alla ricerca della dieta perfetta…


Le radici dell’istinto
Io credo che la paura della morte sia uno degli istinti più forti nell’uomo, quello in grado di poter risvegliare in qualsiasi creatura una forza fisica e d’animo sconosciuta, latente nel profondo, capace però di smuovere montagne se innescata e dunque ogniqualvolta ci si concede di mangiar dei prodotti cotti (soprattutto vegan) al posto della frutta, ecco che allora c’è davvero qualche cosa che non va in background, qualche inclinazione pericolosa contro natura che si è insidiata nella coscienza – l’ego, ossia il piacere della gola.

La gola e le voglie smodate dell’intestino sono state e sono tutt’ora la causa delle più gravi malattie dell’essere umano e perseverare dunque in piaceri malsani per fini esclusivamente edonistici mettendo da parte la salute – è un’inclinazione troppo frequente, un compromesso troppo pericoloso a cui spesso si incorre per debolezza di spirito.

Non è incoraggiante sentire proferire dalla bocca di un non neanche fruttariano che essere fruttariani al 100% senza mai sgarrare è impossibile perché chi si può conoscere meglio le “problematiche” dell’esser fruttariano se non un mangiatore di frutta a tempo pieno?

Fruttariani si può: ecco le prove
Io sono testimonianza in prima persona di fruttariana che lo è sempre e comunque, senza alcuno sgarro, che porta sempre con sé nello zainetto qualche frutto al posto della bottiglietta d’acqua, qualche frutto per la cena fuori con amici, qualche frutto nel bagaglio a mano dell’aereo… Chi mi conosce di persona può ben dire che frutto porto sempre con me..

Conosco fruttariani che lavorano e si portano dietro una busta di frutta da consumare durante le ore fuori casa e fanno questo ogni santo giorno.
Coloro che non riescono perché asseriscano sia un problema conciliare la frutta con gli inviti a prendere un caffè al bar con i propri colleghi, non stanno vivendo un reale impedimento a discapito della vita sociale, stanno vivendo una costante tentazione tra qualcosa di sano e di mal-sano; una battaglia interna tra tentazione e rinuncia. Quando si presenta un dilemma del genere di solito accade perché interiormente nel profondo, si è ancora intossicati da un certo modo di pensare e vedere la vita, in pratica non ci si è ancora fruttificati nel profondo.

Perché qui non si tratta di astenersi dal fare determinate cose; si tratta di rettificarle.
Il problema non sono gli altri che si vanno a prendere un caffè che sono sbagliati; siamo noi che non riusciamo a stare con loro al bar mentre ci mangiamo un frutto perché dentro moriamo dalla voglia di farci fuori una brioche e non riusciamo proprio ad addentare quella mela dal sapore così delicato…

Lo sbaglio è nostro, come pure la piena responsabilità delle nostre azioni e non-azioni. Spesso non portiamo il nostro essere fruttariani “fuori nel mondo”, tendiamo anzi a nasconderlo per paura di venir giudicati strani ed anticonformisti, paura di esser presi come degli ortoressici e dei montati, paura di essere incompresi..

E’ vero…tutto ciò accade. Il mondo onnivoro, il mondo vegan cotto, persino quello crudista-vegan non ci vede sempre di buon occhio e ci scambia spesso per estremisti ma qual è il problema?
Devo fingermi meno diverso solamente per tenermi delle amicizie false, tenere in vita rapporti fondati sulla menzogna e sul far finta di niente? Quale rapporto di questo tipo può farmi crescere, arricchire nel profondo dell’animo? Esattamente allo stesso modo, che senso ha mangiare di un cibo denaturato?

Un fruttariano sa che non ha alcun senso mangiare la pasta o qualsiasi prodotto cotto perché riconosce che, oltre a non essere appropriato a partire da grezzo, nel suo stato naturale, lo è ancor meno quando viene sottoposto all’azione disintegrante del fuoco…

I nodi prima o poi vengono al pettine e non possiamo certo rovinare le nostre esistenze dietro a persone che hanno deciso di vivere la propria vita in maniera opposta alla nostra, soprattutto in un tempo in cui l’ignoranza, l’incompetenza e l’inesperienza dilaga.

Il Fruttariano ha deciso di tagliare via i cadaveri vegetali ed animali nonché il cotto; ha dato un taglio netto alla finzione, ha scoperto la verità attraverso la genuinità ed i semplici gesti che la natura ha indissolubilmente scritto nelle anime e disegnato nei corpi di ciascuno di noi.
E’ difficile rinunciare alla verità quando troppo tempo fu speso a cercarla invano in posti dove ella per forza di cose, non poteva dimorarvi a causa della detronizzazione da parte dell’ego deviato.


Il mio appello ai Fruttariani
Il seguente appello si rivolge ai fruttariani e al loro rapporto personale con il proprio sè, non contempla la condizione onnivora, vegetariana, vegan, vegan crudo perché tutti questi stili alimentari sono ben lungi dall’essere vicini alla realtà della natura delle cose.

Non possiamo pensare di vivere la nostra vita di sola frutta vita natural durante (e sarà lunghissima, quindi prepariamoci!) in maniera conflittuale con noi stessi, sentendoci dei freaks (degli individui fuori dal comune) ogniqualvolta vediamo una terza persona che mangia pasta, carne oppure una foglia di lattuga! Apriamo un po’ gli occhi, santo cielo!

Ridefiniamo i nostri concetti
La condizione fruttariana non è una condizione “freak”, “border line” perché ci si nutre di sola frutta; questa è la condizione normale dell’essere umano. Pertanto, quando i miei amici vanno in pizzeria, non sono io quella fuori luogo perché la pizzeria in primis non dovrebbe esistere per tantissimi motivi, non solo alimentari.
Dunque, il fatto che io mangi frutta al tavolo con loro è solo l’ultima nota stonata di una sinfonia completamente inascoltabile di cui le nostre orecchie dovrebbero necessariamente fare a meno se vogliono rimanere in salute…

Il Fruttarismo è l’unica alimentazione naturale, integrale per l’uomo, è il traguardo a cui tutti gli uomini devono aspirare di diventare, ognuno con i propri tempi e transizioni di sorta senza mai però perdere di vista l’obiettivo finale.

Detto questo vi saluto tutti con gioia e vi abbraccio augurandovi tanta serenità nel vostro percorso alla ricerca di un’esistenza sobria all’insegna dell’Amore Incondizionato.