venerdì 19 febbraio 2010

La Liberazione dalle Verdure e la Svolta Fruttariana

Mi ero dunque liberata dalla schiavitù della cappuccina, che non sopportavo davvero più, neanche alla vista. Così le mie insalate, che costituivano e costituiscono tutt'ora i miei due pasti principali, cambiarono aspetto ed erano così composte: qualche foglia di radicchio rosso, qualche ciuffetto di spinaci, pomodori, peperoni, zucchine, qualche carota, cipolla/cipollotti/porro, sedano, funghi, qualche spezia saltuariamente, olio (di oliva oppure di semi di canapa), raramente semi di noce juglans, mentre frutta di vario tipo a volontà durante la giornata.
Per alcuni mesi mantenni questo regime, aggiungengo/sottraendo/sospendendo qualche ingrediente quando il mio corpo mi dava segnali di dis-agio.
Per esempio, ricordo, ci fu un tempo in cui avevo la frenesia di speziare il cibo e finii con l'aggiungere troppe erbe aromatiche in un sol pasto, che letteralmente persi l'appetito per alcuni giorni, arrivando ad essere disgustata dal mio nutrimento quotidiano a tal punto, che invece di desiderare frutta genuina e succosa, chiedevo mi venisse cotto del riso in bianco. Fu un'esperienza terribile per me. La mia avversione verso le insalatone e la frutta causata dall'eccesso di spezie, mi mise letteralmente in crisi in quanto non c'era altra alternativa per me se non tornare al cibo cotto, cosa che non volevo assolutamente.
A quei tempi non avevo ancora capito la regola "intossicazione chiama intossicazione" e dunque non sapevo spiegarmi il perchè di questa reazione così violenta. Fui in grado di resistere alla chiamata del riso in bianco mangiando solamente un pò di spinaci e pomodorini pachino. Alcuni giorni più tardi, tutto tornò nella norma e ripresi quindi a mangiare le mie care insalate senza, ovviamente, alcun tipo di spezia per qualche settimana, come minimo!
Passato un periodo relativamente stabile e sereno, il mio palato e le mie papille gustative cominciano a diventare sempre più insofferenti verso il radicchio rosso e, quasi in concomitanza, pure con gli spinaci.. Non riuscivo più ad ingoiare una singola foglia senza l'aggiunta di un poco di olio d'oliva.. Mi sembra di masticare fogli di carta, insipidi, duri che mi passa davvero la voglia di continuarli a mangiare.
Non mi piaceva infatti l'idea che dovessi aggiungere del condimento per farmeli andare (nel caso specifico del radicchio) oppure pensare di sofisticarli (nel caso degli spinaci) frullandoli insieme alle pere... E pensare che per mesi, la sottoscritta, si faceva fuori una testa di cappuccina spezzettata grossolanamente più radicchio senza sale, olio ed aceto.. Chi l'avrebbe mai detto. Tra i miei conoscenti ero considerata al pari di una capra.
Non mi posi troppe domande riguardo la mia scelta (necessità) di eliminare queste due verdure dalla mia dieta; seguii come sempre il mio istinto e dunque, le tolsi con tranquillità. Vedete come ritorna sempre questo leit-motiv della Regola dell'Intossicazione?
Quando un cibo per esser gradito richiede necessariamente l'aggiunta, la sofisticazione di un qualsiasi altro ingrediente, la modifica della sua forma naturale, allora in quel prodotto c'è sicuramente qualcosa che non va.

Il nostro corpo lo rifiuta. Noi non accettiamo, non vogliamo accettare/ascoltare questo sentire, queste indicazioni che provengono dall'Intelletto Attivo e preferiamo prestare orecchio alla voce dell'egoismo, ovvero della gola (intestini), che ci fa desiderare cose malsane e deleterie per la nostra salute, passando per il senso più materiale di tutti; la vista.
Ricordate vero, cos'è accaduto tempo fa, in Gan Eden, paradiso terrestre, ad Adam e Chava?
Vi ricordo i passaggi: "
"La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello alla vista e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza" Gn 3:6

Analizzeremo in un secondo tempo l'ultima parte di questo versetto, la parte che riguarda la conoscenza. Per il momento, soffermiamoci su quanto abbiamo detto poco più sopra. D-o dice ad Adam (Chava non era ancora stata creata quando il Creatore gli fa questo discorso, ) di non mangiare dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, Etz haDaath. D-o è l'Intelletto Attivo, la voce genuina del nostro corpo che ci sta avvertendo di astenerci da una certa cosa. Il serpente, la più astuta creatura del giardino, rappresenta in questa metafora, l'intestino dell'uomo, che, a detta di moltissimi scienziati, funzionerebbe proprio come un suo secondo cervello. Certamente non avrà l'ultima parola ma è molto bravo a prendere decisioni al posto nostro facendoci credere di averle prese in prima persona.. Riesce (molto) spesso ad ottenere ciò che vuole. La tentazione. Chava, è il nostro stato di coscienza, dormiente. Sapete che non si "vede" con gli occhi, ma con il cervello? Nel testo, omileticamente, si parla di "occhi", di occhi che si aprono, di ri-scoprirsi nudi.. Ma che significa tutto ciò?
Se vediamo una bella mela succosa dovremmo forse astenerci dal mangiarla, magari facendo riferimento all'iconografia classica (ne riparleremo in seguito) che vede essere il melo l'Albero della Conoscenza del bene e del male? Certamente no!
Innanzitutto, c'è da sapere che D-o non vieta tassativamente di mangiare di questo albero; ci dice semplicemente che se prendiamo da quest'albero PRIMA di nutrirci dell'Albero di Vita, Etz Chayim, allora moriremmo. Infatti, se facciamo del cibo spazzatura, suggeritoci dal serpente tentatore (intestino) il nostro "pane quotidiano", la nostra salute ci abbandonerà. Il Creatore dell'Universo ci sta semplicemente dicendo ciò che tutti i medici e genitori dotati di buon dovrebbero dire (e troppo spesso tacciono) ai propri figli, quando stanno per uscire di casa: "Non mangiare schifezze!"
Puntualmente, noi tutti, eterni pargoli, usciamo ed andiamo in pizzeria, dal kebabbaro, ad ingozzarci di cadaveri, caramelle, zuccheri, fumo, alcohol etc...
Quindi, voi direte, “Va bene mangiare schifezze purchè accada ogni tanto”? Ed il discorso della conoscenza, che c'entra? Rimango forse ignorante se mangio dell'Albero di Vita’?
Innanzitutto, per rispondere a questa domanda, bisogna tenere bene a mente di quale conoscenza si sta parlando. Che genere di conoscenza si acquisisce? La conoscenza del Bene e del Male, ci informa il testo. Questa conoscenza la si ottiene esclusivamente attraverso due categorie di prodotti a confronto: quello "buono" e quello "cattivo", appunto.
E bisogna arrivare giù, fino a questa nostra attuale dimensione, per far coesistere questi due opposti nello stesso istante. In Gan Eden, giardino di Eden, frutteto stupendo, D-o
"fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi tra i quali l'Albero di Vita in mezzo al giardino e l'albero della Conoscenza del Bene e del Male"... Gn 2:8.

Non c'era dunque alcun albero-spazzatura in quel luogo; neanche quello della Conoscenza del Bene e del Male lo era. Adam non doveva astenersi dal mangiare di quell'albero:

doveva imparare a non cadere nella tentazione di desiderare un qualcos’altro oltre al cibo che gli era stato dato.

Adam e Chava avrebbero dovuto mangiare/cum-prendere prima dell’Albero di Vita e poi, volendo, anche dell’Albero della Conoscenza e non sarebbe accaduto nulla di brutto, non sarebbero caduti, in quanto non vi sarebbe stata alcuna tentazione a motivarne in primis l’azione. Avrebbero dovuto desiderare di mangiare dell’Etz Chayim e non dell’Etz HaDaath.

Vivendo in questa società moderna, molti di noi percepiscono più chiaramente di altri il desiderio di mangiare dell’Albero di Vita, desiderio che mancava ad Adam e Chava, e vorrebbero cibarsi dei suoi frutti però non sanno che quest’albero non cresce nei pressi dei supermarket ed i suoi frutti non si trovano dentro barattoli di vetro affogati di conservanti/condimenti né tantomeno in congelatori/forni e scatole di cartone. Semplicemente, Adam e Chava, avrebbero dovuto desiderare la Vita e non la Morte spirituale, conseguenza dovuta alla perversione dell’Intenzione del Desiderio. Quando si transige sul cibo e ci si concede alla spazzatura, abbiamo scelto di farci del male, di morire. Abbiamo colto la fatidica mela.

Ok, facciamo un passo indietro. Prima ho usato il termine “cibo spazzatura”. In realtà non esiste nessun “cibo spazzatura” ma solo “cibo” e “spazzatura”. Ciò che è kashèr (appropriato) per l’uomo viene chiamato “cibo”; tutto ciò che non rientra in questa categoria è automaticamente spazzatura, rifiuto. Adam e Chava scelsero di ascoltare la voce del serpente-intestino e di conoscere la spazzatura, che non era presente in Gan Eden. Per questo furono mandati via dal Giardino! Furono loro a scegliere di varcarne la porta! Passarono per la lettera dalet (fig. la porta che si affaccia sulla materialità, sui cinque sensi umani [lettera Hey, quinta lettera dell'alfabeto Ebraico] dopo che Elokim li vestì con abiti di pelle (gli diede un corpo fisico). Come due adolescenti un sabato sera, lasciarono la casa dei propri genitori per andare a mangiare in un fast-food alla moda che vende rifiuti tossici ma nei suoi menù e sui cartelloni pubblicitari fa apparire questi prodotti“belli alla vista” e “desiderabili da mangiare” grazie alla “diavoleria” del Photoshop.

La caduta di Adam e Chava si ripete ogni giorno, ogni volta che si mangia ascoltando la voce del serpente,

ingenuamente, come Adam 6000 anni fa, che credeva di mangiare del cibo, mentre in realtà, stava ingerendo veleni, i veleni di un desiderio corrotto. Adam e Chava, quando mangiarono dell’albero, non avevano ancora un corpo fisico; erano degli Esseri Spirituali e la spazzatura era Spazzatura Spirituale, energie negative. Noi siamo Adam e Chava. E lo siamo sempre stati. Anche quando non avevamo un corpo…Ora siamo Adam e Chava con un corpo fisico, un corpo eterico, un corpo astrale, un corpo mentale ed un’anima che vivono nella dimensione di Assiyah (mondo dell'azione), località Malchut (sfirah/sfera che rappresenta la materialità, questo nostro mondo) che continuano a commettere incessantemente/inconsapevolmente lo stesso identico peccato: credere di sapere tutto, credere di saper scegliere, essere come dèi.

In realtà, stiamo solamente torturando, inquinando, uccidendo i nostri corpi, le nostre menti, le nostre anime con spazzatura alimentare, spazzatura mentale e spazzatura spirituale.
Io, me ne accorsi con le noci juglans regia. Provate a cominciare una giornata alzandovi dal letto e mangiare poco dopo, una copiosa manciata di questi semi. Io ci ho provato, non tanto per sperimentare, quanto per seguire il suggerimento del serpente/intestino. Quindici minuti dopo, sentivo che il mio corpo dentro si stava letteralmente prosciugando. Sentivo come se l'acqua dentro di me, venisse drenata via. Erano i semi. I semi fanno questo. Hanno bisogno d'acqua per svilupparsi e la stavano sottraendo al mio corpo perchè me li ero mangiati. I semi stanno bene dove cadono, nel terreno. Quello è il loro grembo. Non certamente il mio stomaco. I semi, di qualsiasi tipo non vanno mangiati per un semplice motivo: perchè entrambi, il mio organismo ed il seme, hanno bisogno di vivere. E la mia vita non è più importante della vita di un seme che posso ingerire quando voglio perchè,

qualora lo facessi, certamente ne morirei...

Morire non significa cessare di esistere all'istante a causa di un seme; significa morte cellulare, stress per l'organismo che se prolungato, porta piano piano all'insediamento della malattia e via via poi alla morte. Volersi bene significa, implicitamente, voler bene anche a tutte le altre creature intorno a noi. Se io faccio del bene a me stessa, non posso causare danni ad altri; il Bene è bene solamente quando è così per tutti. Non esiste un qualcosa che sia di beneficio esclusivamente a me e danneggi gli altri. Mangiare semi non è farsi del bene perchè così in questo modo ci si è tolti uno sfizio e ci si sente più sollevati; questo è un piacere effimero, paragonabile ad una dose di eroina o qualsiasi altra droga. Anche i vari semi, i condimenti, le spezie sono delle droghe; anzi, in origine era proprio a queste piante che si faceva riferimento con tale nome. Non importa se siano bio/biodinamiche o meno. Droga è qualsiasi cosa/prodotto non adatto al consumo umano, capace di generare in lui intossicazione e dipendenza.
Avete letto precedentemente come finii per intossicarmi mangiando elevate quantità di spezie, al punto che mi allontanai dalla frutta, al punto di desiderare riso cotto.. Ma vediamo subito come l'intossicazione possa assumere varie forme e si vada ad estendere anche nella categoria del frutto crudo.

Ci fu un periodo in cui abusai di semi. Il mio corpo richiedeva acqua. Invece di desiderare un frutto quale la pera/uva/mela (frutto per eccellenza, come vedremo in seguito) che avevo in casa, mi sentii attratta verso le clementine, frutta acida. Erano diventate per un certo tempo, insieme ai semi, il mio "cibo" portante. Sviata ed intossicata dalle prime, entrai nella trappola della frutta acida, che funziona un pò come i false-friends in inglese. Già, perchè si sarebbe portati a pensare che siccome trattasi di frutta, allora vada automaticamente bene. Invece c'è frutta e frutta. La frutta acida è una categoria che chiama il prodotto cotto o comunque, un suo sostituto più prossimo per consistenza, sapore, valori nutritivi. E questa regola è terribilmente vera, perchè vero è anche il suo esatto contrario: il seme chiama la frutta acida. Un cane che si morde la coda. Il gatto e la volpe.

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